Ci troviamo a Casaccia, nel cuore di Montalcino e parliamo di un’azienda abbastanza giovane ma già molto affermata…Canalicchio di Sopra e nello specifico del loro Rosso di Montalcino.

Il Rosso di Montalcino di Canalicchio di Sopra è un’espressione fruttata e versatile del Sangiovese coltivato all’interno del cru “Canalicchio”. Nonostante questa bottiglia nasca dalle vigne più giovani, il livello d’intensità che si avverte durante la degustazione è degno di nota. Siamo di fronte a un’etichetta che esprime freschezza, finezza e profondità, capace di comunicare una buona propensione all’invecchiamento del vino negli anni a venire. Da assaporare con consapevolezza, sorseggiandolo sino all’ultima goccia.

Il Rosso di Montalcino viene realizzato dalla cantina Canalicchio di Sopra partendo dalle uve in purezza di Sangiovese, la fermentazione del mosto avviene in serbatoi d’acciaio a temperatura controllata, e la macerazione a contatto con le bucce ha una durata complessiva di 20 giorni. Il vino viene poi trasferito per 12 mesi sia in botti di rovere di Slavonia sia in tonneau – per il 30% della massa complessiva – per svolgere l’affinamento finale.

Il vino Rosso di Montalcino di Canalicchio di Sopra si presenta con un colore rubino brillante, dotato di una particolare luminosità. E’la piccola frutta rossa, assieme al profumo di fiori essiccati, a presentare un naso ordinato, il cui profilo si arricchisce anche di rimandi alle spezie e alle erbe aromatiche. Sottile e delicata l’entrata al palato, che tratteggia un sorso ampio in cui si apprezza la freschezza del sorso e l’ottima lavorazione del tannino. Chiude con un finale caratterizzato da un retrogusto fruttato con sentori di piccoli frutti rossi, ciliegia matura, violetta secca, erbe aromatiche e spezie dolci.

Particolarità dell’annata 2021 è che la stessa è stata caratterizzata da un evento che ne ha sicuramente condizionato l’andamento.
Ad un anticipo vegetativo grazie alle temperature sopra le medie di marzo è seguita una forte gelata nella notte fra il 7 e l’8 aprile con temperature che hanno raggiunto anche i -8 C° che hanno inevitabilmente compromesso una parte della quantità.
Visto nell’ottica generale dell’annata questo evento seppur mai auspicabile è stato provvidenziale per la qualità dell’annata stessa e per l’equilibrio che si è ritrovato nei vini dopo la vendemmia.
Infatti l’andamento stagionale è stato caratterizzato da un clima asciutto, in periodi addirittura siccitoso e da temperature che per diversi giorni hanno superato le media stagionali. La minore produzione sulle piante inficiata dalla gelata di aprile ha fatto si però che le stesse, avendo meno frutto di cui curarsi, non andassero mai in stress, garantendo ai seppur limitati grappoli presenti un apporto linfatico costante. In poche parole meno riserve idriche sono comunque state sufficienti per la maturazione di minori grappoli e la pianta ha potuto così trovare un equilibrio per un andamento costante.
Le forti escursioni termiche di settembre hanno fatto il resto, garantendoci un’annata dal sorprendente equilibrio impostata su grandi concentrazioni ma anche alte acidità che ne hanno bilanciato freschezza e godibilità, vinosità e florealità, senza mai sfiorare il rischio di pesantezza che in un’annata calda e siccitosa può essere sempre dietro l’angolo

Il vino si può abbinare davvero con tanta tipologie di portata, dai formaggi erborinati, agli affettati e salumi,

paste con sugo di carne, carne rossa in umido, risotto ai funghi.

 

 

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