Gli ultimi anni hanno visto una crescita costante per quanto riguarda la vendita e, di conseguenza, la produzione del vino rosè.

Nonostante viene prodotto nella maggior parte delle cantine, per anni è stato considerato un non-vino, un vino che non era né rosso né bianco, un vino da donne nell’accezione più negativa e maschilista del termine.

Come in ogni cosa, anche per il settore enologico esistono le mode e tendenze. Se negli anni ’90, primi 2000, si dava la caccia al miglior vino invecchiato in botte per “x” anni, con il risultato di avere un vino forte e tannico, nell’attuale periodo storico il consumatore medio si è aperto a nuovi sapori ed è pronto a degustare vini ed abbinamenti che mai avrebbe osato solo qualche anno fa.

In questi ultimi 10/15 anni la cultura del vino si è evoluta anche grazie ai molti corsi ed eventi di degustazione che vengono organizzati in tutta Italia.

Origine del vino rosè

Rispetto al vino rosso o bianco, il vino rosè è molto più recente, probabilmente di origine francese (più correttamente dalla Provenza), importato successivamente in Veneto intorno all’inizio del 1900. Successivamente, si è diffuso in tutta Italia, fino in Puglia, che lo ha reso uno dei suoi prodotti di punta.

La vinificazione del vino rosè

A differenza di quanto si credeva in passato, il vino rosato non si ottiene dalla miscela di vino rosso e bianco (cosa vietata in Italia) ma dall’unione di uve: rosse e bianche o rosate (cioè poco pigmentate). Per la vinificazione esistono diverse tecniche ma quelle più utilizzate sono: la sgrondatura e salasso (sanguinamento o saignée).

Sgrondatura o pressatura diretta

La vinificazione in rosato inizia come una vinificazione in rosso – le bucce dopo aver macerato per qualche ora vengono eliminate – e si prosegue con la vinificazione in bianco. Per evitare che diventi un vino troppo pigmentato, le bucce vengono eliminate dopo 4/5 ore per ottenere il cosiddetto “chiaretto” (comunque mai oltre le 12 ore).

Per evitare che il risultato finale si avvicini troppo ad un vino rosso e non più ad un rosato, non viene aggiunto il mostro ricavato dalla pressatura.

Salasso (sanguinamento o saignée)

Questa tecnica è usata soprattutto dai produttori di rosso in quanto ha due scopi principali: ottenere un vino rosato e dare più struttura al vino rosso.

La tecnica è abbastanza semplice e consiste nell’iniziare la vinificazione in rosso e successivamente sottrarre la parte più colorata dal fondo della botte. Con quel che resta si fa il rosato mentre con la parte sottratta in precedenza si fa il vino rosso.

I vini rosati consigliati dal WineGo Shop

Di seguito i vini rosè presenti su Winegoshop.it con gli abbinamenti del sommelier, Ettore Aimi.

Le Fornaci Rosé è un ottimo vino da abbinare con aperitivi semplici (olive e grissini) o pesce di lago: https://winegoshop.it/products/Le-Fornaci-Ros%C3%A8-2020-IGT-Veneto-Turbania-Rondinella-Tommasi-75cl-p359469441

Donna Diana è un Nero di Troia vinificato Rosé ottimo con l’arrosto: https://winegoshop.it/products/Donna-Diana-Rosato-2021-IGP-Tenuta-villa-dei-Pini-Nero-di-Troia-Errico-75cl-p472815329

Mofete Rosato è un vino Nerello Mascalese prodotto sull'Etna,  che si sposa alla perfezione con un buon kebab: https://winegoshop.it/products/Mofete-Rosato-Etna-2021DOC-Palmeto-Costanzo-75CL-p461201774

Le Marenghe è un Montepulciano vinificato rosè, perfetto da abbinare con una grigliata di pesce: https://winegoshop.it/products/Le-Marenghe-2020-DOC-Cerasuolo-dAbruzzo-Le-Masserie-Campli-75cl-p281239233

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